Per te io curo questi fiori,
fulgido assente!
Si fendono le vene di corallo
della mia fucsia -
ed io semino e sogno -
I gerani si tingono di chiazze -
umili margherite si frastagliano -
dirada il cactus le spinose punte
per mostrare la gola -
Stilla aromi il garofano
presto colti dall'ape -
un giacinto nascosto
sporge il capo arruffato -
esalano profumi
del fiale così tenui
che ti domandi come li serbassero
Fiocchi di raso spargono le rose
sferiche sulla ghiaia del giardino -
pure - tu non sei qui -
e vorrei che i miei fiori
non avessero piu' rossi colori -
Che sia felice il fiore
e il suo signore - assente -
mi dà solo dolore -
in un calice grigio mi rinchiudono -
umilmente - per esser d'ora in poi
la tua margherita -
in lutto di te!
Emily Dickinson
Non avessi mai visto il sole avrei sopportato l'ombra
ma la luce ha aggiunto al mio deserto una desolazione inaudita.
Emily Dickinson
Di spalle arrese
Io che ho fatto delle mie spalle
il rito, il silenzio,
un orto in fondo al cuore
per donare fiori al mondo,
tatuando colombe ferite
su queste scapole malate
di nebbia e Polesine,
annuncio vita,
terra e acqua,
acqua di pietà
per questo fiume,
squama e spina,
mezzeria italiana,
languido paesaggio padano,
padre di un nord est
dove vive la resa
del mio sangue,
di me figlia orfana,
dei miei fianchi di achillea,
bandiere bianche
che sventolano coraggio
ai miei polsi tremanti,
dove scorrono
le vene mie di ragazza,
la fragile adolescenza
quando scappare di notte
era una finestra,
un treno e qualche volta l’America,
e il cuore
un bambino pieno di paura.
Cristina F.