Io abito,
a volte di più,
il vuoto pensiero di un uovo
lasciato lì alla finestra
dentro catini di vapore,
a volte ricamo
stagioni di neve a Praga,
inseguendo i tanti suoi fogli,
rilego quaderni di alberi e giardini
e scrivo di un vecchio fiume di brina
che ricorda il mio.
Le amputazioni non segnano
le visioni del cuore,
un occhio menomato,
come pianta secca da estirpare
di un’inutile donna d’acqua
o un braccio che ha lasciato il corpo
breve e piccolo
di un uomo grande di nome Josef,
non feriscono mai
la rosa di foglia e argento
che guarda e insegna
il suo nome al vetro,
o la poesia celebrata
dentro navate di luce,
il bicchiere che dilata
il semplice guardare della vita,
o i seni gentili di una donna in ombra.
Sì, le amputazioni non segnano
le visioni del cuore.
Cristina F.