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Lascia che io sia per te l’estate

  • Cristina
  • 18 giu 2016
  • Tempo di lettura: 4 min

Omaggio a Emily Dickinson

Emily Dickinson è una delle poetesse che amo di più, lei sempre così vicina alla natura nelle sue poesie. Ho dedicato nel tempo alcuni semplici versi, che lascio qui a testimonianza d’affetto per questa cara donna, che se pur rinchiusa per anni nel suo piccolo mondo ci ha lasciato una profonda lettera piena di assoluta Bellezza. A modo mio lascio la mia lettera fotografica a voi, vestendomi di fiori da questi luoghi cari che incidono profondamente sul mio essere parte della Natura.

Nella pioggia con Emily

Quel giorno di marzo

la pioggia ci chiamava

all’albero segreto,

dietro il cielo stava

l’inverno straripato,

il prato faceva l’amore

con la pelle degli innamorati,

il fiume ammalato

piangeva il bel tempo

dei ragazzi sugli argini in fiore.

Emily aveva collane di ranuncoli,

poesie d’api e rondini

e da bere tramonti nelle tazze,

metteva ramoscelli di menta

e rosmarino ai fianchi,

si ballava con l’erbe dei campi,

si cantava la gioia delle nuvole.

Il temporale ci accompagnava

con l’antico suono della pioggia sul tetto,

concerto d’acqua sui tratturi grigi

dai bagnati carri stanchi.

Io capivo che dovevo scrivere

lettere d’amore alle mie terre

che mi avevan vista nascere

e poi un qualsiasi giorno anche morire.

Difendevo il sole e i versi di Emily

e i nostri due cuori

nel gioco giallo del tramonto

parevan due stelle impigliate

all’albero nuovo di foglie scherzose

venute al vetro della casa

venute a battere gocce d’amore.

- Non ti scordar di me -

Diceva la tua cartolina

e quel piccolo fiore blu

sosteneva la distanza.

“Un’ora è un mare

fra alcuni, e me -

con loro sarebbe il porto –”

la piccola Emily scriveva,

ed io disegnavo il cielo di Amherst

e mettevo al collo il suo nastrino

recitando il colore del colibrì

e vedevo case di raso lungo il sentiero

che portava alla tua dimora sopra la nuvola,

e dame con l’ombrellino nel pallido paesaggio

come un festoso mazzolino di

- non ti scordar di me -

Sono stata al funerale della mia poesia

Sono stata al funerale della mia poesia

gli hanno fatto una bella cerimonia

con tanto di musica e fiori bianchi,

c’erano gli amici poeti che piangevano

ma poi sono andati tutti all’osteria,

ho voluto pagar loro da bere

perché quando si è ubriachi si è sinceri

e mi hanno detto che è stato meglio

piuttosto che soffrisse così,

l’hanno seppellita in un prato verde

leggendole un dolce epitaffio di Edgar Lee Masters,

c’erano anche la Emily, la Josie Bliss e

la Constance Dowling

venute apposta dall’America

nei loro vestiti di raso neri

e cappellini con veletta,

hanno gettato pugni di terra

frecce di garofano e due rose rosse.

Il giorno prima l’ho sentita pronunciare

il tuo nome per l’ultima volta

sopra la mia vita stanca e inaridita

e ora forse non c’è più tempo,

ma ti prego prendi un foglio

e prova a disegnare di nuovo il nostro amore

più piccolo più lontano più debole

come vuoi tu,

io sarò qui

perché non mi sono mai spostata

da quella sedia.

Lascia che io sia per te l’estate

Ho colline negli occhi

e un sole a portata di mano,

i tuoi fiori d’erba

che regalano pettirossi,

lascia che io sia per te l’estate*

un cuore nuovo trovato

lungo la strada del grano

sulla salita del tempo,

nella casa delle piccole luci di notte,

quella delle poche voci alle finestre,

ho messo un sasso e una rosa

al cancello del cortile

per ricordarmi la tua terra

e di come sono fatti i baci.

L’albero del giardino

ha foglie per l’autunno,

quando verrai dirò

alla pioggia di non bagnarti,

quando verrai dirò

a quel giorno di esserti bella,

e comprerò un cappello nuovo,

due chiavi per una stanza sul mare,

e giocheremo con il gatto del vicino

e a scarabocchiare frasi d’amore

su vecchi giornali sbiaditi

per non dimenticare

questo bene incontrato

dentro un regalo di compleanno.

*1858-31 Emily Dickinson

Nuvole alle terrazze

Poserò nuvole alla terrazza,

cuscini d’aria

per dormire accanto al cielo

e scriverò sul fiume

con gli steli verdi dei miei fiori

quelli incontrati nei giorni del distacco.

Farà a gara con il sole

il giallo del tarassaco,

il viola dei giardini

alle case messe in schiera.

Starò dentro il campo di mia madre

a riempire il grembiule di girasoli,

lei piccola dalle mani dure

come la terra di questo nord,

fatica e peso sulle spalle,

ma che a volte ci ama un po’.

Vero madre?

Ché poi basta un vaso di verbena

un sorriso alla ringhiera

a salvar la nostra pena.

Giardino d’inverno

Ho un giardino d’inverno

dove coltivo gli abbracci perduti

e alberi pronti a fiorire baci

perché quando verrai

dovrai trovarmi bella

con le rose ai piedi,

la pelle mia profumata

di terra e biancospino

e sulle ginocchia

due rami di ginestra

di tenerezza infinita,

dovrai trovarmi

sulle braccia nude

due pennelli di fiore marino

perché andremo a colorare il mare

e ti farò vedere la fine

del mio fiume spaventato,

la bocca di schiuma che s’apre

a notti adriatiche di fari e marinai

che sanno di vino e navi

e nelle stive fanno l’amore con le sirene

consumati dal rum di Puerto Rico,

ma saremo ricchi anche noi

amore mio, sebbene solo di foglie secche

come monete perse nei viali,

avremo una casa di vento e sale

e per dormire l’erba delle valli,

un cuscino di piume regalate dagli uccelli

perché loro sanno di noi

dei nostri voli nei cieli nascosti

ché sono generosi con gli amanti

e sanno tenere i segreti

nel loro piccolo petto fiorito.

Al mercato dei fiori

La ragazza

dal cuore di tiglio

vendeva rose

al mercato dei fiori,

mazzolini di viole

nuvole sul mare,

una serra per scaldare

il suo amore di foglie gialle,

metteva tra i capelli

un’orchidea bianca

a ricordare

il giorno degli innamorati,

aroma di mele selvagge

la bocca dei baci dimenticati,

sfogliava libri di pioggia

che Emily portava

sotto il suo ombrello,

le poesie,

i cuscini ricamati,

l’erba e tutti gli alberi del bosco.

Sdraiate al sole stavano

le due ragazze

ascoltando le vecchie favole

dell’uomo triste

venuto a raccontare

il suo amore andato

che ricordava colombe ai fianchi,

il paese della luna,

il profumo del pane e del frumento,

la terra e i chiodi di garofano

sui vestiti di lana e cannella

delle ragazze venute al fiume

a cogliere fiori d’acqua.

Tutte le poesie sono di Cristina Finotto

Poesia di Emily Dickinson

Per te io curo questi fiori, fulgido assente! Si fendono le vene di corallo della mia fucsia - ed io semino e sogno - I gerani si tingono di chiazze - umili margherite si frastagliano - dirada il cactus le spinose punte per mostrare la gola - Stilla aromi il garofano presto colti dall'ape - un giacinto nascosto sporge il capo arruffato - esalano profumi del fiale così tenui che ti domandi come li serbassero - Fiocchi di raso spargono le rose sferiche sulla ghiaia del giardino - pure - tu non sei qui - e vorrei che i miei fiori non avessero piu' rossi colori - Che sia felice il fiore e il suo signore - assente - mi dà solo dolore - in un calice grigio mi rinchiudono - umilmente - per esser d'ora in poi la tua margherita - in lutto di te!


 
 
 

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