Za, animatore della Bassa
- Cristina
- 19 giu 2016
- Tempo di lettura: 2 min

Navigando nel web per cercare un libro, di cui magari ve ne parlerò più avanti, mi è venuto fuori del viaggio sul Po che aveva fatto Zavattini e che aveva poi raccolto in un libro dal titolo “Straparole” assieme ad altri racconti, uscito nel 1967 per Bompiani. Il breve racconto “Viaggetto sul Po” documenta l’esperienza del “ritorno alle radici” compiuta qualche anno prima con la traversata della pianura padana seguendo il fiume. Naturalmente il libro non si trova più se non usato e se sei fortunato. Ma almeno per i libri qualche volta sono fortunata e l’ho trovato usato presso una libreria di Roma “Libri necessari” in via degli Zingari, via più bella e poetica non ci poteva essere.
Lascio alcuni passi tratti dal libro e un video storico di Cesare Zavattini.
Voglio andare a vedere la polla, quei pochi litri di acqua sul Monviso che diventano Po, ho detto in luglio, perché sono di quelli che amano vedere il punto preciso dove la fanciulla si buttò nel lago.(…)
Il nove su una Renault arrivammo al Pian del Re. Uno disse: è là, cioè la polla. Dei ruscelli che rigavano il monte, in apparenza fermi, l’occhio insistente riusciva malgrado la distanza a cogliere qualche vibrazione; la luna per la sua trasparenza mattutina era un suono più che altro. (…)
In questo luogo veniva in vacanza Re Vittorio con nobili generali sentinelle e la bandiera sulla tenda. A Crissolo, che si incontra prima di arrivare al Pian del Re, in una stanza del più antico albergo c’era una fotografia del principe di Napoli ventenne, bellissimo, e per tale falsa bellezza i valligiani darebbero la vita. (…)
Andavo verso la polla deciso a esaltarmi calpestando ranuncoli e genziane, in un film avrebbero messo sottofondo una marcetta. Ci siamo, gridai. Pietroni più grandi di me racchiudevano nello spazio di una vasca da bagno un'acqua turgida che preme alla ricerca di uno sbocco con gorgogli e mulinelli finché trova e sparisce per riapparire una cinquantina di metri verso il basso in forma di rigagnolo. Mi sarei steso a bere con la lingua se il signor Rossi non mi avesse offerto un bicchiere, l'acqua aveva la pienezza del latte. (...)
Come vorrei vedere il Po di allora, viverci un giorno, cederei l’anima se potessi spostarmi nel tempo, infiltrarmi in certi giorni del 1943 e del ’44, era chiaro il da farsi, anche un carretto, per dire, un semaforo aiutavano a capire, ma adesso tutto diventa dilatorio. La barca lasciava un sentiero di luce sempre più largo, il barcaiolo diceva che la nave dell’ispezione del faro sarebbe venuta il giorno dopo dalla Spezia. O dal Pireo? Da una parte si vedeva il faro di Pila che sembra un minareto o un silos, dall’altra la palude con una casa bruciata, un incendio in mezzo a tanta acqua. Fra queste quinte sta per morire il Po, verso le ore 18, il Po dai lati e il mare di fronte, di un sonetto del Tasso padre o figlio non ricordo altro. (…)
Alla sezione il Fiume troverete nuove foto.
Grazie a tutti per l'attenzione.
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